Credo che non si possa decidere di aprire un blog se non a patto di avere degli ottimi motivi per farlo. E io, che oggi apro questo blog, ho almeno tre validissime ragioni a spingermi:
La prima è che qui sta piovendo. Per la prima volta da quando ho iniziato il mio stage. E non è che io sia meteoropatica o altro, figuriamoci. Però, ecco, la mia pausa pranzo solitamente consiste nel consumare un pasto triste preparato la domenica, sezionato e congelato per tutti i giorni della settimana a venire. L’unico sollievo a questo momento tedioso, da qualche tempo a questa parte, è dato dall’andarsi a sedere al sole su una panchina del parchetto accanto all’ufficio. Però, come accennavo, stamattina ha iniziato a piovere. E ha continuato a farlo anche in pausa pranzo. Aprire un blog mi è sembrata una buona alternativa alla depressione.
Il secondo motivo è che oggi è il 9 maggio. E con maggio non ho mai avuto un gran feeling, ma per quanto riguarda il 9, oh, il 9 mi è sempre piaciuto. Se non mi spaventasse dare giudizi troppo perentori, oserei quasi dire che è il numero, in assoluto, che preferisco. E poi è lunedì, ‘chè se di venere e di marte non si dà principio all’arte, per il lunedì, invece, non dovrebbero esserci problemi.
Il terzo motivo è che negli anni dell’adolescenza, quando c’era qualche problema, quando le leggi di Murphy sembravano perseguitarmi o si palesava la situazione di crisi del tipo “lei la odio, lui non mi considera, non arriverò sana alla maturità” l’unica cosa che mi dava sollievo era scrivere un’email alla mia amica Ebi. Io le facevo un resoconto dettagliato della situazione e, anche se lei non aveva una soluzione, il solo scriverle era terapeutico.
Ora. Da due mesi ho cominciato uno stage e mi sono resa conto che non solo la condizione di stagista presenta un così alto contenuto critico che forse una mail a Ebi non basterebbe, ma anche che tale condizione potrebbe essere estesa a molte più persone di quelle che si credono. Non riguarda infatti solo gli individui impegnati effettivamente in un tirocinio, ma è piuttosto lo stato di chi si trova continuamente a combattere contro un fato avverso. Riguarda dunque chiunque sia costantemente vittima di soprusi o sfortune divine.
Nella nostra sfiga perenne siamo tutti, sempre, in pieno stagismo.
Così scriverò per tutti, in primis per me e per la mia self-analysis visto che – spero non ne abbiate a male – in quanto semplice stagista non potrei mai permettermi un bravo terapeuta.
Poi per la mia amica Ebi, perchè credo che tutto sommato con le mie storie si sia sempre divertita.
E infine per voi, stagisti nel senso più ampio del termine, che uscite di casa all’alba per conquistare il mondo e poi perdete l’autobus.
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