Oggi è stato un giorno particolare.
Qualche settimana fa mi è arrivata una mail in cui mi si convocava per un corso di formazione alla sicurezza sul lavoro della durata di otto ore, a cui sarebbe stato obbligatorio partecipare. Un giorno intero. Fuori sede. Per forza. Che magnifica notizia!
Lì per lì ho pensato di non dire niente al Temibile Romtas. Ma solo per non rischiare di rallentarlo, mica per altro.
Poi, ieri, ho ragionato sul fatto che – forse – sparire senza preavviso per un giorno intero poteva non essere la cosa ideale e che, insomma – forse – avrei potuto dirglielo. Mi confronto con Cilàn che naturalmente mi dice di scriverglielo subito prima che sia troppo tardi! (Eddai, Cilàn, respira…)
Così provvedo, annuncio il corso, accenno al fatto che sia obbligatorio e lui risponde con: ok. (‘che, a quanto pare, per ottimizzare i tempi, nella vita, bisogna capire anche quando tagliare sulle parole.)
Permesso accordato.
Così, oggi, ho trascorso questa giornata fuori dal normale.
Sì, certo che ci sono andata.
No che non sono rimasta a dormire.
Sì, avete capito bene, era solo un lungo e tremendo corso di formazione.
Però era fuori dall’ufficio e, tutto sommato, è stato divertente.
La relatrice era un po’ schizzata, ma brava. Ci ha raccontato di norme, dispositivi e comportamenti utili a mettere in sicurezza noi e chi ci sta intorno. Ci ha fatto vedere delle foto e come utilizzare un estintore, anzi, perlopiù, ci ha spiegato accuratamente come staccarlo dal muro (credo non le avessimo ispirato poi tanta fiducia). Ci ha informato, anche, del fatto che i nostri uffici sono in gran parte fuori norma e di come quindi, in caso di incidente, avremmo delle chance di salvezza notevolmente limitate. Ma ci ha anche detto che, qualora accadesse, i nostri cari prenderebbero un bel risarcimento.
Infine ci ha messo in guardia dal cosiddetto “stress-lavoro-correlato” e ci ha dato delle dritte su come misurare e limitare il valore del rischio nella nostra vita. Prima fra tutte: “stare sereni”.
Grazie al fatto di aver dimezzato la pausa-pranzo, il corso è finito alle 17 invece che alle 18, così che ho anche sognato, per un momento, di tornare a casa prima. Solo per un momento – naturalmente – perché, subito, la sfiga-stagistica, ormai nota, mi ha fatto perdere il treno.
Così ora sono in stazione che aspetto quello della solita ora…
…però ho già memorizzato la posizione di tutti gli idranti e gli estintori e rimango in allerta, pronta, in caso di disastro ferroviario, a salvare l’umanità!
i tuoi familiari sono fortunati nel casi di un incidente che ti coinvolge. Loro prendono una nbarcata di euro e tu te ne stai buona buona sotto due metri di terra. Che fortuna!
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