Pubblicato in: Portfolio

“Apri Cilàn, apri…”

È arrivato il caldo.

È arrivata l’estate, ed è arrivato il caldo. Ma parecchio caldo. Roba da sciogliersi, in ufficio e fuori. Roba che in treno c’è da sentirsi male; che a pranzo al parco la corsa alle panchine è stata ridimensionata diventando “corsa alle panchine all’ombra”; che l’ascensore invece che salire agli uffici sembra scendere agli inferi; e che i jeans e le scarpe chiuse sono diventati una seconda pelle, talmente si sono appiccicati.

La questione “vestiti appiccicanti”, in questi giorni bollenti, mi ha fatto parecchio riflettere. Il fatto è che – fosse per me – dal primo giugno in poi abolirei scarpe e pantaloni e me ne andrei in giro non dico in costume ma quanto meno con sandaletti e gonnelline svolazzanti. Ho pensato però che tale outfit possa ritenersi sconveniente in un ufficio come il mio e che un professionista debba piuttosto soffrire in silenzio e lasciare che pantaloni e camice siano la sua prigione. In seguito, però, ho cominciato a studiare il vestiario delle colleghe che a tutti gli effetti, con il passare dei giorni, è andato via via alleggerendosi, finché, incuriosita, non ho chiesto a una, con un vestito largo e fresco stile “camicia da notte”, se fosse, allora, cosa permessa rinunciare ai bollenti pantaloni o meglio ancora agli asfissianti jeans.

Beh, la rivelazione è stata che, a quanto pare, in uffici come questi, è molto più sconveniente indossare dei jeans – anche se semplici e a modo – di quanto non lo sia portare dei bei vestiti dall’aria elegante e curata (o almeno che si credono così).

Sì, in effetti avrei potuto immaginarlo. In effetti, ora che ci penso, non credo di aver mai visto dei jeans in questi mesi, in un’area che va da qui a 5 km. In effetti nessuno ha mai parlato di jeans. In effetti perfino l’agguerrita Cilàn, piuttosto, mette degli eleganti pantaloni di cotone o lino. Dovrei rivedere un po’ il mio modo di intendere le regole.

Comunque, a proposito di caldo e a proposito di Cilàn, ieri, a un certo punto – Romtas è ancora assente e io e lei stavamo passando un terribile pomeriggio di noia e sudore – dicevo, a un certo punto, ieri, ci siamo rese conto di avere da sempre, qui in ufficio, un’enorme scatola bianca appesa sopra la testa che, a tutti gli effetti, ad occhi attenti, potrebbe sembrare… un condizionatore!

“Senti Cilàn, io credo sia arrivato il momento, che ne dici? Proviamo ad accenderlo?”

“Uhm. E se invece aprissimo la finestra?”

“Eddai Cilàn, ma se fuori ci saranno 38 gradi…

“Ma non lo abbiamo mai acceso.”

“Appunto, proviamo.”

“Magari neanche funziona e poi so che l’aria del condizionatore fa malissimo al fisico.”

“Guarda Cilàn, ho trovato il libretto delle istruzioni online…”

“Sai che la tua generazione, senza internet, sarebbe perduta?”

“Senti. Dovrebbe esserci un telecomando da qualche parte, puoi controllare?”

“Sì, il telecomando è qui nel mio cassetto”.

“Grande! Dammi qua. Allora…se premo qui…dovrebbe abbassarsi il termometro. Ah no, aspetta, prima devo premere qui per accenderlo. Ecco, senti qualcosa?”

“Niente”

“Aspetta un attimo, qui dice che se premo questo tastino con disegnato questo quadrifoglio dovrebbe azionarsi la ventola…. ora la senti?”

“Niente”

“Uhm, allora, fammi rileggere…. Mah, sì, dovrebbe essere tutto…”

“Allora che faccio? Apro la finestra?”

“No no, aspetta Cilàn, dovremmo esserci! È solo che non avevo impostato la modalità “estate”. Ecco. Guarda ora…premo qui…e….”

……..
………
scrrrrqqqqqq…
….
fffffffff…..

“Sta partendo, Cilàn! Sta uscendo qualcosa!”

….
rtrtrqqqccrrrrt…..
……..
ffffff….

“Cilàn, ora la senti l’aria che esce?”

Doduck, ma è aria calda!

“Ah. Ma non capisco…eppure….”

“Senti, io aprirei la finestra…”

“No aspetta Cilàn, ci siamo quasi…”

……

rtrtqqqcrt…..

……

“Doduck, coff coff, è aria calda è polvere! Tutta la polvere di un anno a quanto pare. Spegni quel coso, coff, coff, io apro…”

……….

qqqqqccccrrrrttttt….

coff coff…

fffffffcccrrttt….

coff coff…

………..

“Ok, coff, Cilàn, coff… apri.”

paperino-sconcertato

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Autore:

Stagista a tempo pieno. Giura che non se lo meritava.

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