“E così domani mattina hai intenzione di prendere il mio stesso treno…”
“Sì, te l’ho detto, devo venire in città per delle faccende.”
“Ok Pilush, ma il mio treno parte all’alba”
“Beh se riesci a prenderlo tu, perché non dovrei farcela io”
“Ma io riesco solo perché nei mesi ho sviluppato un programma perfetto, ragionato e studiato nei minimi dettagli.“
“Bene, seguirò il tuo programma allora.”
“Il mio programma prevede che la prima sveglia suoni alle 5.45.”
“Ok, non sarà un problema svegliarsi alle 5.45”
“Che c’entra. Quella è la PRIMA sveglia. Non devi mica svegliarti davvero. Serve solo da ammonimento.”
“Ah. E quando dovrei svegliarmi davvero?”
“Alle 6.10. Non un minuto di più”
“Bene. E poi?”
“E poi avrai dieci minuti per preparare il caffè e fare colazione, gli stessi dieci minuti in cui io mi laverò e vestirò. Alle 6.20 faremo cambio. A te lascerò il bagno e a me lascerai la cucina.”
“Così alle 6.30 saremo pronti. E in anticipo.”
“Sì ma poi dovremo avere il tempo di arrivare in stazione.”
“Ma se il treno parte alle 7 e tu hai sempre detto che ogni giorno non impieghi più di quindici minuti ad arrivare al binario…”
“Perché io ogni giorno vado da casa alla stazione correndo come una disperata.“
“Io non voglio correre come un disperato. Non ci penso neanche.”
“Ecco, appunto. Quindi ci servirà almeno mezz’ora per arrivare in stazione.”
“Ok…”
“E fai il biglietto online stasera, ché io ho l’abbonamento e quella perdita di tempo non è considerata nel mio programma quotidiano.”
“Farò il biglietto domani mattina, in stazione. Stai tranquilla. Avremo tempo per tutto e poi domani, per te, non saranno le solite due ore solitarie di treno per andare in ufficio, ma un bel viaggio romantico in coppia…non sei contenta?”
E poi è andata così:
Ci siamo svegliati alle 6.17 presi dal panico per non aver sentito la seconda sveglia. Pilush è corso a preparare il caffè mentre io mi vestivo, come da programma. Quando l’ho raggiunto in cucina – con la più bianca delle camicette bianche – lui ha preso una tazza dallo scolapiatti, nel movimento ha urtato con il gomito il ferro porta presine appeso dietro ai fuochi, in bilico sul ferro era sistemato un carinissimo vassoietto rettangolare che ha pensato bene di cadere e andare a colpire proprio la caffettiera ancora appoggiata sul fornello appena spento, caffettiera che ha fatto un balzo in aria e che ha inondato di caffè bollente il pavimento, la parete e la mia camicetta bianca.
Pilush è corso a prendere mocio e detersivo ché “se no fino a stasera si riempie di formiche”. Io ho messo a mollo la mia sfortunata camicetta e mi sono fiondata a cercarne un’altra ribaltando armadio e comò. Nel frattempo abbiamo messo sul fuoco una seconda caffettiera, ché “non possiamo mica uscire senza colazione!“.
Il resto è stato tutto un “prendi il pranzo!”, “prendi l’acqua!”, “lascia stare le macchie di caffè sulla parete, ora!”, “dov’è il detersivo?”, “le formiche saranno clementi!”, “ma questo caffè scotta!”,”prendi del latte freddo”, “abbiamo del latte freddo?”, “ti sei lavato i denti?”, “magari ci sono delle biciclette nella postazione di bike sharing qua sotto, controlla!”, “non ci sono MAI biciclette qua sotto, figurati in una mattinata come questa, non lo conosci Murphy?!”, “aiuto, non ho il biglietto!!”, “perché non l’hai fatto online ieri sera?”, “tu perché non mi hai costretto a farlo online ieri sera?”, “muoviti!”, “mancano 13 minuti al treno”, “hai chiuso le finestre?”, “e ora come facciamo?”, “CORRI PILUSH, COOORRRIIII!!!”
Siamo arrivati in stazione alle 6.58, dopo aver corso per 1 km e mezzo. Le biglietterie erano ancora chiuse e le macchinette automatiche non accettavano carte di credito. I nostri contanti, messi insieme, arrivavano al costo del biglietto meno 1 euro. Abbiamo iniziato a chiedere in giro se qualcuno avesse avuto 1 euro da darci, giurando che non ci avremmo comprato della droga. Una signora compassionevole ha tirato fuori il portafogli e ha acconsentito a darci la cifra mancante, ma tutta in pezzi da 10 cent ché “mi dispiace, ragazzi, ho solo questi.”
Alle 7 in punto siamo saliti sul treno mentre il capostazione fischiava e le porte si chiudevano alle nostre spalle. Ci siamo fermati alla prima carrozza, incuranti della presenza o meno di aria condizionata e così, sudati e stremati già di prima mattina, ci siamo accasciati sui sudici sedili del regionale e siamo partiti per il nostro bel viaggio romantico in coppia…
Un pensiero riguardo “Vita di coppia e altri disastri”