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Amara sorte

Oggi Pilush parte.

E anche io parto, in effetti. Approfitto del giorno dell’Immacolata per tornarmene a casa per un weekend lungo, lontano da Lavorandia, capi cattivi colleghe schizzate. Ma il fatto è che io domenica sera tornerò. Pilush, invece, no. Perché Pilush parte proprio. Per lavoro dovrà raggiungere un posto remoto, a miglia e miglia da qui. Pressoché dall’altra parte del mondo. E dovrà starci per almeno 10 lunghissimi giorni.

Una tragedia, insomma.

E ok che sarà lontanissimo, e che non ci sarà internet, e che forse non sarà raggiungibile neanche telefonicamente, e che magari si troverà a dover sopravvivere in luoghi deserti, via dalla civiltà e in condizioni estreme, senza potermi nemmeno inviare un selfie. Ok anche che io rientrerò dal mio weekend e non avrò più a casa qualcuno a prepararmi cenette quando esco dall’ufficio, o con cui guardare serie tv accoccolati sul divano nelle sere d’inverno, o con cui andare a fare la spesa al centro commerciale. Ok, passi tutto.

Ma la cosa più tragica è che Pilush quest’anno ha organizzato per la sottoscritta un super calendario dell’avvento. Una lista infinita di regali che io sto scoprendo piano piano, aprendo con enorme entusiasmo le caselline con su scritto la data, ogni mattina, da quasi una settimana. Sorprese meravigliose, cioccolatini e dolciumi ogni giorno, ma anche ingressi a teatro, passeggiate a cavallo, pattinate sul ghiaccio e tutte le mitiche attività che la creativa mente pilushiana è riuscita a ideare. Roba da farmi saltare giù dal letto ogni mattina, anzi da non dormirci proprio la notte. Roba che le giornate sembrano improvvisamente avere un senso, che la settimana sembra ad un tratto funzionare molto meglio e che la vita sembra ora quasi più bella, anche quella di una povera apprendista solitamente perseguitata da sfiga stagistica acuta.

Beh, con la partenza di Pilush e contro ogni tradizione, il calendario dell’avvento subirà purtroppo e inesorabilmente un brusco arresto. Per dieci lunghissimi giorni, niente più sorprese, niente più doni, niente più gioia, niente più colore, solo bianco e nero. Mi capite, vero?

E io lo so che si tratta di irrinunciabili impegni di lavoro, ma – dico – come può, l’azienda che lo ha chiamato, non aver pensato al mio avvento? Come può, un contratto da freelance, non tener conto della mia serissima preparazione al Natale? Come può non esserci un giustizia divina a tutela della mia gioia?

Pilush ci ha provato.

No, non ad annullare il viaggio. Ma ad alleviare il mio dolore, facendomi trovare stamattina biscotti e dolciumi in abbondanza, che mi durino come scorta anche per i giorni in cui non ci sarà.

Ma vi dico che non serviranno e che io, anzi, neanche li toccherò.

‘Ché tanto non basterebbe tutta la dolcezza del mondo, per combattere gli scherzi di questa amara vita.

 

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Autore:

Stagista a tempo pieno. Giura che non se lo meritava.

39 pensieri riguardo “Amara sorte

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