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50 sfumature di rosso

All’Azienda Ridens nessuno sospettava niente. Della gravidanza, dico. Un po’ perché, in effetti, è ancora presto perché si intraveda qualcosa. Un po’ perché – ve l’ho detto – questi ultimi sono stati giorni frenetici fatti di chiusure di bilanci, di riunioni di fine anno, di cene di inizio estate, di clienti che vanno e che vengono, di caldo, stanchezza, zanzare e pensieri per la testa che ti portano lontano anni luce, solitamente su una spiaggia deserta a sorseggiare un drink.

E anche io, a dire la verità, mi guardavo bene dal dirlo o dal farlo capire in qualche modo. E non tanto per non attirare attenzione o per non affrontare il discorso con Capo Ridens che – poverino – potrebbe non prendere benissimo questa mia scelta a dir poco incresciosa per l’azienda.

No, dicevo, io temporeggiavo più che altro perché qualsiasi credenza popolare vagamente ricordata, pagina Google consultata o app per cellulare installata sconsiglia, da sempre e a gran voce, di rendere pubblica la notizia prima del compimento del terzo mese di gravidanza, pena una sorte tremenda per la futura mamma, il nascituro e tutta la dinastia.

E non è che non capitassero occasioni in cui colleghe o clienti, in qualsiasi momento, tirassero fuori il discorso figli, e raccontassero aneddoti, e ammiccassero concludendo con il solito “ma che ne sai tu, sei ancora così giovane!”. Ma io – ve lo giuro – dissimulavo da vera professionista pur di non imbattermi nell’ira divina prima della fine del primo trimestre.

Finché poi una sera – saranno state le 19 passate e stavo uscendo dall’ufficio – non mi sono sentita chiamare dalla saletta riunioni che credevo ormai deserta. Mi sono dunque affacciata e, inaspettatamente, ho trovato un bel po’ di persone radunate per quella che sembrava a tutti gli effetti essere una festa di cui io, evidentemente, mi ero persa il motivo.

Analizzando poi rapidamente la scena mi sono resa conto, in realtà, esserci davvero tutti, quella sera, in quella saletta. Compresi custodi e inservienti. Tutti. Da Capo Supremo a Capo2, passando per i colleghi di ogni area, fino a Emil, Satti, Puad e, infine, Capo Ridens con una magnum di champagne in mano, pronto a stappare per celebrare quella che a suo dire era stata la miglior chiusura di budget presentata in consiglio di amministrazione nei secoli dei secoli. Un traguardo raggiunto grazie allo sforzo di tutta l’azienda e per cui tutti – ma proprio tutti – avremmo dovuto brindare.

Io, che in questi giorni arrivo alle 19 sfatta e nauseata e che, in generale, ho il divieto assoluto di toccare alcool (anche in questo caso, Google parla chiaro e gli dei non son da meno), ho iniziato a sudare freddo e a cercare modi carini, o alternativi, o semplicemente efficaci per scappare il prima possibile dalla folla festante e curiosa e rifugiarmi sul divano di casa.

Poi – è successo tutto in una manciata di secondi, lo giuro – qualcuno mi ha allungato il tanto temuto calice. Io l’ho rifiutato fermamente. Un po’ troppo fermamente, aggiungerei ora, con il senno di poi. E Puad, che assisteva alla scena e che – si sa – è un mattacchione per natura, preso dell’euforia del momento, ha esclamato a gran voce:

“Eddai, Doduck, bevi un goccio! Sei mica incinta!

A quel punto credo il mio viso abbia assunto, contemporaneamente, 50 sfumature di rosso. Lì, presa alla sprovvista davanti a tutti – ma proprio tutti – non ho trovato più nulla da dire, nessuna misera battuta che dissimulasse e sviasse i sospetti. Ho anzi lasciato passare alcuni inequivocabili attimi che – mentre io ero intenta a cercare lo sguardo di Puad per capire se avesse davvero intuito qualcosa (lui, che non intuisce mai niente) – mi hanno incastrato definitivamente.

Puad, infatti, non aveva capito proprio nulla. Né prima, né durante, né dopo la battuta.

Ma Capo Ridens nel frattempo aveva preso a fissare incredulo me, la mia incertezza e le tonalità del mio volto finché, smettendo di versare champagne e conquistando definitivamente l’attenzione generale, non se ne è uscito con:

“Ma dai! Allora è vero, Doduck? E ora chi te la paga la maternità?

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Autore:

Stagista a tempo pieno. Giura che non se lo meritava.

56 pensieri riguardo “50 sfumature di rosso

  1. Potevi essere astemia. Se sanno che non lo sei, potevi avere delle analisi da fare il gg dopo… che bello sarebbe avere una risposta pronta. Invece rimaniamo fieri del legislatore di un tempo antico e andato che ha reso illicenziabile la lavoratrice madre prima del compimento di un anno d’età del bimbo.

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    1. Mah sì, infatti. Avrei semplicemente potuto trovare una risposta qualunque. È che quel Puad mi ha preso proprio alla sprovvista e in quella saletta c’era davvero un sacco di gente! Comunque sì, grazie a Dio sono al momento illicenziabile e con i cinque mesi di maternità garantiti dal mio super contratto di apprendistato. In una botte di ferro, insomma. 😉

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  2. La maternità te la pagherà la soddisfazione di crescere un figlio/a, te la pagherà quella sensazione di “non ce la faccio” che ogni giorno ti stupirà perchè ce la stai facendo, te la pagherà il sorriso di tuo figlio/a che ti amerà gratis, restituendo nel tempo ogni minuto dedicato alla sua crescita. Te la pagherà la vita nuova che questa nuova condizione ti porterà, fidati, te lo dice un padre…

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  3. ma sì, così ti sei tolta il peso di dover tenere quel mistero tutto per te! e vedrai che la gente comincerà a essere molto più gentile a lavoro… 😉 piccoli vantaggi della tua condizione, eh! eh! beh, io, che sono sempre avanti, stavo pensando… che ne dici di approfittare dell’estate per prendere in biblioteca dei libri sulla gravidanza da leggere piacevolmente sotto l’ombrellone? bisogna esser preparati, sai! lo sai che in italia – e non voglio terrorizzarti dicendotelo, ma solo renderti edotta – il tasso di cesarei è il più alto del mondo? esiste un motivo specifico per questo… riesci a intuire il perché? ciao. e stai tranquilla. :-*

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  4. pensa che anch’io non volevo dirlo se non dopo il terzo mese, solo che praticamente vivevo col sacchetto per il vomoto delle compagnie aeree in mano e il mio capo ad un certo punto ha pensato bene che… avessi un tumore!! alchè l’ho tranquilizzato dicendogli che no, non stavo morendo. ero incinta. E lui per tutta risposta “No non è grave. bene. Ce la possiamo fare. Abbiamo avuto altre gravidanze in ufficio” e io “Capo XX, ma se sono l’unica donna”
    …..

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    1. Ahah, ma come? Oddio, no, da me non sospettavano nulla, ma proprio nulla. Neanche nulla di male, per fortuna. Comunque dai, il tuo capo si è sforzato un po’ più del mio nel trovare qualcosa di carino da dire. Anche se con scarsi risultati… 😀

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  5. Congratulazioni! Pensa che da me invece, quando nemmeno avevo il minimo sospetto di essere incinta, tutte le mie “gentili” colleghe avevano comunicato a tutti gli altri uffici che ero in dolce attesa! Ed io che non capivo perché ogni volta che entravo in un ufficio, tutti i presenti mi facevano subito gli auguri!

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      1. Beh, pure nel dire che mettevo in grande difficoltà l’ufficio a persistere nel non comunicare la mia gravidanza!!! Ero pure diventata una sorte di criminale: mi pedinavano ovunque, probabilmente in cerca di prove a mio discapito! 😉

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        1. ahah, mamma mia! Comunque, devo ammettere che la gravidanza, in ufficio, diventa un po’ una questione comune. Le mie colleghe ora sono tutte stra attente a come mi muovo e a quello che faccio, a ogni ora del giorno! 😀

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          1. Le mie lo facevano prima che lo comunicassi ufficialmente nella fase in cui io manco sapevo.
            Poi devo ammettere di averle tenute un po’ sulla graticola perché, anche quando ho saputo, ho voluto aspettare un po’ proprio per le ragioni che hai descritto tu (e anche un po’ perché, saranno pure un po’ fatti miei dirlo quando ne sono certa e sto bene???)
            Loro scannerizzavano ogni mio gesto ed io andavamo avanti con nonchalance facendole morire a fuoco lento! 🙂

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