Pubblicato in: Istanze, Portfolio

Sessantatreesimo giorno di prigionia.

Sarà l’età, saranno le giornate chiuse in casa, sarà la sorte, fatto sta che Ciotti ha una passione sfegatata per le canzoncine per bambini i cui video animati riempiono i canali Youtube, vantando triliardi di visualizzazioni.

Ora, scrivo stasera perché vorrei prima di tutto ringraziare di cuore gli sconosciuti autori di questi successoni universali. Grazie per aver regalato a noi poveri mamme e papà, già provati dalla vita, tali capolavori canori dalla melodia martellante e insistente da ascoltare senza sosta per tutta la giornata, per intere giornate.

Ma scrivo anche perché vorrei davvero fare un plauso alla frizzante creatività che accomuna, da anni, questi fantasiosi parolieri grazie alla quale – chissà come o perché – nell’ideare tali canzoncine per bimbi (soprattutto quelle per bimbi piccolissimi!) sono riusciti a dar vita a pezzi a dir poco devastanti, i cui sfigati protagonisti hanno sorti tremende e sono sottoposti allegramente a davvero terribile dolore.

E non mi riferisco soltanto all’ormai anziano uomo nero segrega bambini, no.

C’è Topolino Topoletto che cade spesso giù dal letto. Tendenzialmente la mamma lo accompagna in ospedale e poi in farmacia, ma c’è anche la versione in cui la nonnina rincara la dose lanciando una scarpina, e il nonnino tirandogli in testa un bicchiere di vino, a questo povero topo chissà perché tanto malvoluto in famiglia.

A cadere dal letto sono anche le scimmiette che vi saltavano sopra, in numero variabile, e che nel volo si rompono il cervelletto. Mentre per il dottore con la cui figlia facevano l’amore le tre civette sul comò, la storia finisce sempre con un malanno, o con una bella incazzatura.

La pecora era nel bosco ma il fuoco l’ha bruciato, e la morte ha preso Michele che aveva l’unica colpa di aver ucciso il bove, che aveva bevuto l’acqua, che aveva spento l’incendio, che al mercato mio padre comprò. Quando uno dice la sfiga, oh.

Whiskey il ragnetto sale la montagna e incrocia, nell’ordine, un temporale che lo inzuppa, una streghetta zitella che vuol mangiarlo. La macchina del capo ha sempre un buco nella gomma. Casca il Mondo, casca la Terra. Il serpente viene giù dal monte senza coda, persa chissà dove, chissà come, chissà perché. Cocco e Drilli, pure, ne passano delle belle per scappare a un cacciatore che, senza mezzi termini, vorrebbe farne borsette, portafogli e beauty case. E il WWF muto.

Il grillo e la formicuzza del campo di lino sono poi probabilmente quelli, fra tutti, che hanno la peggio. Mentre andavano in chiesa, per darsi l’anello, lui cadde e si ruppe il cervello. Lei, allora, dal grande dolore, prese uno spillo e si trafisse il cuore. Certo, alcune formichine vestite di bianco e di nero li accompagnarono, rispettivamente, al Campo Santo e al Cimitero ma ciò – ne converrete – non può certo bastare ad alleviare le sorti tristissime dei due insetti shakespeariani.

Insomma, grazie, cari parolieri sadici. Che imprimete nella mente dei nostri piccolini, fin dalla tenera età, la consapevolezza che tutto andrà a rotoli tra atroci sofferenze.

Che poi giusto una canzone, tra queste, si salva. E dice: se sei felice tu lo sai batti le mani, lasciando a ciascuno il beneficio del dubbio.

 

schroeder-beethowen-C.Shultz

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Autore:

Stagista a tempo pieno. Giura che non se lo meritava.

11 pensieri riguardo “Sessantatreesimo giorno di prigionia.

  1. In casa Gnoma quelle canzoni sono bandite. Che poi, di quasi tutte son brutte pure le animazioni. Ogni tanto Lupetta ci prova a chiederle, che dalla nonna invece le ha sentite, ma si riceve un mio categorico “ma è brutta questa”. Devio su canzoni Disney, al massimo qualche vecchio Zecchino d’oro, che almeno ci facevano sognare.

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  2. i parolieri dei nostri giorni mi sa che cercano di metterli in guardia sul futuro che li attende, non rose e fiori ma problemi e imprevisti di ogni sorta. Magari messa sotto un tono umoristico anche la vita non proprio idilliaca viene in qualche modo risollevata.. 😉

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  3. Mia madre risolse brillantemente il problema bandendo le canzoncine da bambini e sostituendole con le canzoni degli alpini. Quando non morivano malissimo si davano alla pazza gioia facendo l’amore con qualsiasi cosa. Molto formativo, stronca subito qualunque domanda successiva sul come nascono i bambini.

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  4. La tua piccina è molto giovane per capire il senso di tuttele canzoncine, apprezza solo le melodie… quando sono più grandicelli a volte si intristiscono, a volte fino a piangere! Meglio qualcosa di più allegro, tipo il ballo del qua qua. Al fatto, poi, che loro vogliano riascoltare un pezzo fino allo sfinimento non c’è rimedio, almeno io non l’ho mai trovato, a parte la parolina magica “usciamo!” che di questi tempi è ancora poco raccomandabile.

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