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Sessantaquattresimo giorno di prigionia.

“Pronto, Doduck? Mi vedi? Non noti niente di strano?”

“Pronto, Satti, ti vedo. Ma? Ma sei in ufficio?

“Proprio così, Doduck.”

Che ci fai lì, Satti?”

“Come che ci faccio? Capo Ridens ha aperto gli uffici per poche ore qualora qualcuno di noi avesse bisogno di recuperare qualcosa di urgente e io mi sono precipitata.”

“Avevi bisogno di recuperare qualcosa?”

“No, in realtà no. Volevo farmi un giro.”

“Ecco, chiaro.”

“E poi il portinaio, all’ingresso, distribuisce mascherine. Non volevo perdere l’occasione di ritirarne una!”

“Sì, va beh. Ma se non avevi altri motivi potevi anche evitar…”

“E poi vuoi mettere provare il brivido di questo nuovo assetto da pandemia globale? Pensa che abbiamo il disinfettante per le mani su ogni scrivania, guarda, è la quinta volta che mi strofino le dita!”

“Ok, ma non così tanto!”

“E poi c’è Capo Ridens che gira per il corridoio, è bene che lui mi veda qui e capisca che il nostro ufficio sta andando avanti, nonostante tutto.”

“Il nostro ufficio sta andando avanti perché noi altre, io, Capci, e Sisch, lavoriamo un sacco da remoto, lo sai bene.”

“Sai una cosa, Doduck?”

“Cosa, Satti?”

“Ti consiglio di non mangiare caramelle balsamiche mentre indossi una mascherina. Guarda me, ne ho appena ingoiata una e mi si sono appannati gli occhiali. Eh, eh.”

“Forse mentre sei seduta a lavorare alla scrivania, da sola, puoi anche toglierla la mascherina. No?”

“Ah. Dici?”

“Beh…”

“No, non credo. Ne va della mia incolumità!””

“Mah.”

“Sto molto attenta e la sposto solo quando devo parlare con qualcuno!”

“Certo, non fa una piega.”

“Beh?”

“Beh?”

“Che dici, mi dona questa cosa sul viso? O il bianco mi sbatte un po’?”

“Satti..”

“Ehi, un attimo. Caapooo Rideenss!? Salve, Capo Ridens, che piacere rivederla! Io sto bene, grazie. Sono qui che lavoro, vede? C’è anche Doduck in linea! Certo, capisco, la lascio proseguire il suo giro. A presto.”

“Bene, Satti, se ci sei volevo aggiornarti sul progetto che sto chiudendo insieme a Sisch…”

“Scusami, Doduck, ora devo proprio andare.”

“Come sarebbe a dire? Dove devi andare?”

“Beh, ho scattato qualche selfie alla scrivania con la mascherina, ho incrociato il Capo, ora me ne torno a casa, sciocchina, mica posso perdere tutta la mattinata qui!”

 

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 2 DICEMBRE 2019 - Detti e Scritti

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Sessantaduesimo giorno di prigionia.

Tutti i parenti della Doduck Famiglia vivono sparsi per la penisola. Gli unici congiunti che abbiamo in regione sono uno zio e una zia che abitano nello stesso paese dei Doduck Genitori e che oggi, dopo tempo, ci hanno raggiunto a casa per pranzo.

Abbiamo chiacchierato un po’ su come andasse la situazione, su quanto fosse cresciuta Ciotti in questi mesi, su quanto sia difficile ancora uscire di casa per incontrarsi, su quanto ci si senta quasi un po’ in colpa, pur essendo parenti e in numero esiguo, a unirsi anche solo per un pranzo della domenica come tanti ne abbiamo fatti in passato.

Poi, parlando del più e del meno, è venuto fuori che Pilush ha terminato il suo allestimento dell’orto e che da domani si dedicherà alla costruzione di un pollaio che ospiterà forse gallinelle, pulcini, e un gallo che ci svegli cantando ogni mattina.

Proverà a sistemare alla meglio un vecchio recinto che ospitava in passato due cani, dovrà aggiustare la recinzione e ripulirlo dalle sterpaglie. Dovrà poi creare un posto riparato in cui poter chiudere gli animali per la notte e fare in modo che, in generale, possa diventare un luogo sicuro e irraggiungibile da volpi, topi, cinghiali, tassi.

Dovrà montare un cancelletto e un sistema di distribuzione mangime. Dovrà poi, a tutti gli effetti, reperire il pollame e orientarsi fra razze varie, e prezzi, e colori e età diverse.

Andrà probabilmente dal contadino che vive a fianco alla casa della Doduck Mamma a chiedere qualche dritta, o al negozio di animali più vicino, sperando che il titolare sia clemente e non approfitti della sua assoluta ignoranza in materia.

Poi porterà a casa gli animali e allora inizierà il bello, visto che Pilush, davvero, non ha la minima idea di come funzioni un pollaio (e visto che in ambito animale, anche la Doduck Mamma, non ha la medesima competenza che vanta in quello vegetale).

Gli zii – che pure abitano in campagna – hanno ascoltato attenti, risposto a qualche domanda, terminato il pasto e salutato come chi sa che magari passerà ancora tempo prima di incontrarsi di nuovo.

E Pilush pure, cosciente che da domani sarà solo – lui, le sue bestie, i suoi dubbi da neocontadino di città – e che chissà quando potrà avere a disposizione pareri non dico esperti, ma sicuramente amichevoli al riguardo, continuava a chiedere se fosse meglio issare la rete in uno o nell’altro modo, e di quale tipo di mangime fosse il caso di rifornirsi mentre accompagnava quei portatori di sapere alla porta.

È solo una volta salito in macchina che lo zio, provando evidentemente una certa estrema compassione per quell’inesperto nipote acquisito che si sta inconsciamente buttando in una missione vertiginosa, senza paracadute, ha abbassato il finestrino e annunciato che domani mattina sarà di nuovo qui. Che se pollaio dev’essere, allora lo aiuterà!

Capirete con quale gioia Pilush, l’entusiasta, abbia accolto questa dichiarazione dettata, senz’altro, non da sfiducia ma da desiderio di prendere parte alla stessa avventura.

“Allora ti aspetto domani mattina alle 9!”, ha dunque concluso sorridente il giovane.

Sarò qui domani mattina alle 6.” ha precisato deciso il vecchio “e voglio trovarti già all’opera”.

 

Peanuts 2013 giugno 6 - Il Post

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Sessantesimo giorno di prigionia.

La Doduck Mamma non è una tipa semplice, ormai lo avrete capito.

Le cose, o si fanno come dice lei, o non si fanno proprio. È puntigliosa all’invero simile, convinta nelle sue convinzioni e, a tratti, esasperante.

Tutto sommato, però, è una persona buona. La situazione a casa con il Doduck Papà, in più, non è delle più semplici, dunque io e Pilush tentiamo il più possibile di sollevarla da incombenze a cui non debba rispondere lei direttamente.

E così io mi dedico a faccende domestiche per sentirmi puntualmente dire di aver caricato male la lavastoviglie, di aver messo poco sale nella pasta, di aver sbagliato il posto a vestiti e suppellettili, di aver irreparabilmente rovinato un ordine esistente solo nella sua testa, incrinato un equilibrio che solo lei percepiva, o fatto morire piantine già rinsecchite.

E Pilush – oltre a prestarsi ai lavori contadini più faticosi – aggiusta porte sentendosi recriminare di lasciare fuori posto cacciaviti e attrezzi, aggiorna pc rischiando la gogna per aver spostato icone sul desktop, sostituisce lampadine che lui non ha fulminato ma che per lei sì.

Un’altra cosa di cui si occupa poi Pilush in questi giorni – probabilmente la più spinosa – è uscire a fare la spesa.

In famiglia abbiamo – come tutti, del resto – ridotto le uscite di questo tipo a una ogni dieci giorni circa. Per l’occasione la mamma prepara una lunga lista ragionando su tutto quello che serve, potrà servire o servirà. Divide ogni cosa per reparto, e elenca tutto in ordine di posizione dall’ingresso all’uscita del supermercato così che Pilush, compratore in terra non sua, possa orientarsi al meglio.

Di ciascun prodotto, l’astuta donna, dà poi una spiegazione ulteriore e dettagliata, a partire banalmente da marche in e marche out, fino ad arrivare alle dimensioni e colore ideali di uno o di quell’altro ortaggio, al grado di umidità di un buon pan grattato, al livello corretto di grasso al di sotto del quale desistere dall’acquisto del prosciutto crudo.

Il solerte genero si appunta ovviamente tutto prima di uscire, un po’ per accontentarla, un po’ sperando, prima o poi, di riuscire nella missione di ritirarsi con una spesa che non consenta alla suocera possibilità di ribattere.

Lascia poi casa, ogni volta, confuso e spaventato di fronte a ciò che l’aspetta. E rientra, dopo un paio d’ore spese in elucubrazioni, riflessioni e indecisione, consapevole che – scontrino alla mano – riceverà l’ennesimo cazziatone.

Oggi, per il povero Pilush, si trattava nuovamente di giorno di spesa.

Stamattina ha puntato la sveglia all’alba così da riuscire a recarsi al supermercato presto e avere tutta la calma di dedicarsi alla lista redatta ieri sera, con cura, dalla mamma, prima dell’arrivo dei clienti delle ore di punta.

Ha esplorato ciascun reparto, valutato ogni singolo prodotto tra quelli elencati, ragionato sulle varie offerte, chiesto informazioni a commessi e cassieri, riempito due carrelli di roba e si è, infine, spinto fino al banco del pesce per affrontare la sfida del giorno: reperire la giusta qualità di pesce che la suocera avrebbe trasformato in zuppa per pranzo.

È rientrato a casa fiero di aver trovato tutto quello che lei aveva scritto e, in più, delle seppioline dall’aspetto candido e tenerissimo, e degli scampi dall’aria succosa e croccante e un bello scorfano che di meglio non si sarebbe potuto desiderare e che avrebbe concorso a dar vita a una zuppa da far invidia al re dei sette mari.

E la mamma, una volta ottenute quelle buste piene di roba, ha esaminato ogni singola cosa, facendo osservazioni su date di scadenza troppo prossime, sul numero eccessivo di bottiglie di salsa e esiguo di chili di farina, bocciando formati di pasta a suo dire immangiabili, inveendo contro chi aveva confezionato male questo prodotto o tagliato irresponsabilmente quel pezzo di formaggio, selezionato incoscientemente dal povero ragazzo. È infine arrivata al sacchetto del pesce che ha aperto con grande stupore.

Davvero mai visto pesce tanto bello, e dall’aria così fresca, e dal profumo così intenso.

Si è allora rivolta a Pilush che, avendo percepito una più unica che rara soddisfazione nelle movenze della suocera, già iniziava a gongolare.

Gli ha urlato di raggiungerla in cucina a osservare lui stesso quel meraviglioso pesce solo per poi distruggerlo ancora una volta: che è ovvio che, se questo offriva il banco pescheria oggi, avrebbe dovuto comprarne almeno il doppio!

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Cinquantanovesimo giorno di prigionia.

“Basta, Doduck. È deciso!”

“Cosa, Pilush?”

Oggi mi raserò a zero!

“Noo, Pilush. Ti prego!”

“Non ci provare, Doduck, non riuscirai a dissuadermi. Non più!”

“E che ne sarà del progetto Piero Pelù?”

“Andato. Non mi arrivano ancora al collo e sono già troppo lunghi. Non li sopporto più!”

“Ma anche Mattarella,…”

“Aah, Doduck. Non attaccare con la storia del Presidente che non va dal barbiere. Ormai ho deciso, ti ho detto. Passami il tagliacapelli!”

“Eddai, Pilush, ti supplico! Non fare gesti avventati che possano compromettere per sempre il tuo fascino! Troviamo una soluzione.”

“Ma quale soluzione, Doduck! I parrucchieri non riapriranno prima di giugno. Non c’è alternativa all’inesorabile rasoio elettrico.”

“Oh sì che c’è, Pilush. Accomodati un attimo qui!

“Che hai in mente, Doduck?”

“Aspettami qui, ti dico!”

“Ma che…? Doduck? DODUCK?! Da dove spuntano quelle forbici? Che vuoi fare?”

“Oh, niente, Pilush. Siediti tranquillo. Ci penso io.”

“Eddai, Doduck, mollami. Prendi il tagliacapelli e non pensiamoci più.”

“Aspetta, fammi dare giusto un taglio qui. E uno qui.”

“Ma così sembro un chirichetto!”

“Aspetta un attimo…taglio un poco qui, e ancora qui.”

“Ma non fare tagli netti così, dai! Prova almeno a scalare qualcosa.”

“E come si fa?”

“Ma che ne so, gira le forbici, cambia direzione.”

“Uhm. Mmm….”

“Che stai facendo là sopra?”

“Non preoccuparti, Pilush. Fidati di me!

“Posso almeno specchiarmi mentre combini questo disastro?”

“Ma no, ti guarderai quando avrò concluso l’opera!”

“Aiuto.”

“Ecco, sento di averci già preso la mano, guarda come vado liscia! Zac!”

“Doduck…”

“Una sistematina qui vicino, zac! Sai come si chiama questo movimento? Sforbiciata alla Van Gogh…

“Ehi! Attenta! L’orecchio!!”

“Ecco, appunto! Eh eh!”

“Doduck, ma sei impazzita?”

“Suvvia, ancora un po’ di pazienza Pilush. Ho quasi ultimato il mio capolavoro.”

“E queste basette?”

Queste che?”

“Le basette, devi accorciarle!”.

“Ah, già, le basette! Ecco qui!”

“Santo cielo, Doduck. Fai attenzione!”

“Ancora una spuntatina qui, e qui. Zac!”

“Ti manca molto?”

“Aspetta, ci sono quasi. La parte dietro la faccio veloce, tanto in videochiamata nessuno la vedrà.

“Ma ho ancora una vita offline, Doduck! Mannaggia!”

“Ecco, ecco, ho quasi finito. Zac, zac, zac…”

“Doduck!”

“Et voilà! Fatto!!”

“Meno male. Passami lo specchio!”

“A lei, monsieur. Ammiri, ammiri pure l’opera d’arte.”

Oh. Mio. Dio.

“Lo so, stavolta ho proprio superato me stes…”

“Doduck! PASSAMI QUEL TAGLIACAPELLI!!”

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