C’è una cosa, un’annosa questione, che da tempo divide i diversi uffici a piano terra dell’Azienda Ridens, con schiere di dipendenti fermi su ideologie contrapposte.
Ci sono alcuni per cui la cosa – questa cosa – è da ritenersi immorale. Un atteggiamento assolutamente sbagliato. Blasfemo, oserei dire. Questi guardano con circospezione il prossimo, e lo annusano talvolta, per capire se abbia l’aura del peccatore.
Ci sono altri per cui si tratterebbe di qualcosa – tutto sommato – non di fondamentale importanza. Eppure preferirebbero il fatto non si verificasse. Un po’ una questione di principio, mettiamola così.
Per alcuni la cosa è innominabile e il sol pensiero provoca, in questi, rossore.
Qualche collega sostiene di non averlo mai fatto, anzi, sarebbe pronto a giurarlo.
Altri ammettono che sia capitato. Raramente. Ma qualche volta sì.
Poi ci sono gli spioni, contrari o meno non importa. Il loro passatempo è capire se gli altri lo fanno. Sono capaci di appollaiarsi in qualche angolo e di rimanere lì a lungo, concentrati, aguzzando l’udito con la speranza di cogliere qualcuno in flagranza di reato.
Ci sono gli attenti, che non hanno bisogno di sforzarsi: quando qualcuno lo fa, se ne accorgono seduta stante.
Ci sono gli increduli, che ancora non si capacitano di come sia possibile riuscirci così, durante le otto ore di lavoro canoniche.
Ci sono i subdoli, che lo fanno ma poi sono bravissimi a nascondere le prove.
Ci sono estremisti che firmerebbero una petizione pur di proibire queste pratiche in luoghi affollati, e ci sono pessimisti che proverebbero anche, ma non credono di esserne in grado. Non qui. Non così.
Alcuni si chiedono se anche tra gli uffici del primo piano abbiano questo dilemma. Altri, per non si sa bene quale motivo, giurerebbero essere un problema esclusivamente nostro.
E infine ci sono gli schietti. Colleghi e colleghe che non solo adorano la cosa e sono fieri di riuscire nell’impresa (anche se in rapidità, stressati fra una riunione e l’altra), ma che soprattutto, un po’ per indole, un po’ per soddisfazione, un po’ per uno strano perverso divertimento, ci tengono proprio a rendere partecipe tutto l’ufficio, ogni volta che – nel bagno comune – finiscono di fare la cacca.