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Sessantaduesimo giorno di prigionia.

Tutti i parenti della Doduck Famiglia vivono sparsi per la penisola. Gli unici congiunti che abbiamo in regione sono uno zio e una zia che abitano nello stesso paese dei Doduck Genitori e che oggi, dopo tempo, ci hanno raggiunto a casa per pranzo.

Abbiamo chiacchierato un po’ su come andasse la situazione, su quanto fosse cresciuta Ciotti in questi mesi, su quanto sia difficile ancora uscire di casa per incontrarsi, su quanto ci si senta quasi un po’ in colpa, pur essendo parenti e in numero esiguo, a unirsi anche solo per un pranzo della domenica come tanti ne abbiamo fatti in passato.

Poi, parlando del più e del meno, è venuto fuori che Pilush ha terminato il suo allestimento dell’orto e che da domani si dedicherà alla costruzione di un pollaio che ospiterà forse gallinelle, pulcini, e un gallo che ci svegli cantando ogni mattina.

Proverà a sistemare alla meglio un vecchio recinto che ospitava in passato due cani, dovrà aggiustare la recinzione e ripulirlo dalle sterpaglie. Dovrà poi creare un posto riparato in cui poter chiudere gli animali per la notte e fare in modo che, in generale, possa diventare un luogo sicuro e irraggiungibile da volpi, topi, cinghiali, tassi.

Dovrà montare un cancelletto e un sistema di distribuzione mangime. Dovrà poi, a tutti gli effetti, reperire il pollame e orientarsi fra razze varie, e prezzi, e colori e età diverse.

Andrà probabilmente dal contadino che vive a fianco alla casa della Doduck Mamma a chiedere qualche dritta, o al negozio di animali più vicino, sperando che il titolare sia clemente e non approfitti della sua assoluta ignoranza in materia.

Poi porterà a casa gli animali e allora inizierà il bello, visto che Pilush, davvero, non ha la minima idea di come funzioni un pollaio (e visto che in ambito animale, anche la Doduck Mamma, non ha la medesima competenza che vanta in quello vegetale).

Gli zii – che pure abitano in campagna – hanno ascoltato attenti, risposto a qualche domanda, terminato il pasto e salutato come chi sa che magari passerà ancora tempo prima di incontrarsi di nuovo.

E Pilush pure, cosciente che da domani sarà solo – lui, le sue bestie, i suoi dubbi da neocontadino di città – e che chissà quando potrà avere a disposizione pareri non dico esperti, ma sicuramente amichevoli al riguardo, continuava a chiedere se fosse meglio issare la rete in uno o nell’altro modo, e di quale tipo di mangime fosse il caso di rifornirsi mentre accompagnava quei portatori di sapere alla porta.

È solo una volta salito in macchina che lo zio, provando evidentemente una certa estrema compassione per quell’inesperto nipote acquisito che si sta inconsciamente buttando in una missione vertiginosa, senza paracadute, ha abbassato il finestrino e annunciato che domani mattina sarà di nuovo qui. Che se pollaio dev’essere, allora lo aiuterà!

Capirete con quale gioia Pilush, l’entusiasta, abbia accolto questa dichiarazione dettata, senz’altro, non da sfiducia ma da desiderio di prendere parte alla stessa avventura.

“Allora ti aspetto domani mattina alle 9!”, ha dunque concluso sorridente il giovane.

Sarò qui domani mattina alle 6.” ha precisato deciso il vecchio “e voglio trovarti già all’opera”.

 

Peanuts 2013 giugno 6 - Il Post

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Quarantasettesimo giorno di prigionia.

Pilush non demorde dalla sua idea – in questa quarantena trascorsa nella casa in campagna dei Doduck genitori –  di darsi all’agricoltura.

Non sa però bene in che forma e – nel suo ingenuo entusiasmo da cittadino – alterna il desiderio di creare un orto, alla voglia di costruire un pollaio, al sogno di allestire un maneggio con sette cavalli, all’impellente necessità di metter su una vigna per vendemmiare.

Così si sveglia, ogni mattina, stra-propositivo e pronto a seguire le indicazioni della Doduck Mamma, padrona di casa, per mettersi a lavoro.

La Mamma, dal canto suo – incredula dall’avere finalmente a disposizione un aitante giovanotto pronto ad aiutarla – approfitta spudoratamente della volontà mista a indecisione di Pilush per incastrarlo nelle faccende contadine più improbabili.

Insomma, gli appioppa delle rogne assurde, spiegandogli che prima di fare qualsiasi cosa di più ardito, in campagna, deve partire dalle basi.

E così lui vorrebbe costruire case sugli alberi e lei lo mette a riordinare tutto il capanno degli attrezzi.

Lui vorrebbe creare piantagioni di pomodori e zucchine e lei lo mette a zappare la terra.

Lui vorrebbe salire su un trattore e andare a comandare. Lei lo obbliga, prima, a imbracciare il tosaerba e ripulire il giardino.

Oggi però, sarà che siamo qui da tre settimane, sarà stato il sole, sarà stata la Festa della Liberazione e la voglia di grigliata, lei ha pensato che fosse ormai pronto per superare il livello Principiante e lanciarsi in attività da vero esperto campagnolo.

L’ha dunque caricato a molla e spedito, ascia in spalla, nel boschetto dietro casa a recuperare un po’ di legna per il barbecue.

Neanche dieci minuti dopo, lui è tornato indietro, a mani vuote ma esaltato e con gli occhi che gli brillavano, gridando di aver scoperto che era esploso un albero. ‘Ché la chioma a terra e il cratere nel tronco parlavano chiaro! ‘Ché magari era stato un fulmine, ma più probabilmente un grande animale, che ne so, un cinghiale, o un orso!  Forse uno scontro fra grosse bestie feroci, insomma, qualcosa – o qualcuno – lo doveva aver urtato brutalmente fino a farlo brillare!

E la Mamma, la Mamma non ha impiegato più di trentina secondi per capire che non si potesse trattare di altro che di un albero caduto perché marcito alla base (niente mostri o eventi paranormali), e soprattutto che il ragazzo – nonostante le prime settimane di duro allenamento – fosse ancora chiaramente prematuro per concedergli una qualsivoglia ulteriore autonomia agreste.

 

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