“Pronto, parlo con Doduck?”
“Sì, chi parla?”
“Buongiorno Doduck, sono una sociologa, sto cercando coppie in smart working, con bimbi piccoli a casa, da intervistare in questo difficile periodo. Mi risulta che lei e suo marito stiate lavorando da casa, in questi giorni, e abbiate un bimbo.”
“Io e il mio compagno, sì, e abbiamo una bimba. Ma lei come lo sa, scusi?”
“Ho contattato l’Azienda Ridens chiedendo se avessero dipendenti utili alla mia ricerca e un certo Puad mi ha fatto il suo nome.”
“Mannaggia, Puad.”
“Come dice?”
“No, nulla.”
“Dunque? Acconsente a rilasciarmi una breve intervista?”
“Ehm, ok.”
“Acconsente alla registrazione della breve intervista?”
“Registrazione?”
“Sì, a fini di ricerca. Dica ok per il consenso.”
“Ok.”
“Ottimo, grazie, iniziamo dunque: com’era la sua routine quotidiana prima dell’inizio della pandemia?”
“Ehm, beh, mi svegliavo e mi preparavo per andare a lavoro, cioè, no, accompagnavo la bimba al nido prima, e poi mi infilavo in ufficio per otto ore al giorno, rientravo nel tardo pomeriggio, qualche gioco, pappa, nanna della pupa e poi mi infilavo a letto pure io.”
“E il papà?”
“Il papà lavorava già da casa, a fine mattinata recuperava la bimba dal nido e la intratteneva finché non tornavo.”
“E della pappa chi se ne occupava?”
“Beh, entrambi.”
“E di giochi, bagnetto, passeggiate?”
“Sì, entrambi. Cioè, finché ero in ufficio, lui. E appena rientravo a casa, io. Certo, la sera eravamo tutti un po’ stanchi e nervosi, lo può immaginare. Però ben organizzati, non lo nego.”
“Bene. E ora che siete chiusi in casa qual è la vostra routine?”
“Oh beh, ora non abbiamo routine. Abbiamo vari progetti su cui lavorare, e un sacco di riunioni programmate durante la giornata, cerchiamo di incastrare alla meglio tutto e in mezzo ci infiliamo giochi, bagnetti, pappe, nanne. Un delirio, insomma.”
“E chi se ne occupa tra i due?”
“Sempre un cinquanta e cinquanta direi, ma entrambi per molto più tempo.”
“Cioè?”
“Beh, il nido è chiuso, io non sono più costretta a passare fisicamente un sacco di ore dentro l’Azienda Ridens, sì, insomma, siamo sempre io, lui e la pupa, dalla mattina alla sera! Un sacco di tempo.”
“Sarà dunque difficile lavorare in questo modo?”
“No. Non è facile.”
“Ok.”
“Ma neanche troppo difficile, dai.”
“Ah no?”
“Diciamo che ho imparato a ottimizzare i tempi, a condensare in un’ora tutte le email che prima mandavo in otto, a incontrare in videochiamata clienti che prima dovevo raggiungere con kilometri di trasferta, a prendere via sms decisioni che prima richiedevano interminabili riunioni tra uffici, a sfruttare a pieno i vantaggi che la tecnologia offre. Il Novecento è finito da vent’anni, assurdo essersene accorti solo ora!”
“Giusto. Ma in questo nuovo assetto bisogna pure dedicare un sacco di energie alla bimba, o no?”
“Tutte quelle che non le potevo dedicare prima, passando tutto quel tempo lontana da casa. Lei ha figli?”
“Sì, ormai grandi.”
“Beh, la mia ha un anno. Si ricorderà lei che, in questa fase, imparano velocissimamente. Sono spugne. Da un giorno all’altro si alzano in piedi e iniziano a camminare, aggiungono parole al vocabolario, imparano a chiudere barattoli, sfogliare libri e mettersi le dita del naso. Si immagini quanti progressi mi perdevo durante quelle otto ore di distanza quotidiane!”
“Certo, capisco.”
“La sto annoiando?”
“No, ci mancherebbe, continui pure.”
“Voglio dire, io non lo so cosa sia emerso dalle sue interviste e sono d’accordo che questo periodo per le famiglie sia tostissimo. Si figuri che io stessa, qualche giorno fa, ho scritto al Presidente per sollevare la questione bambini in quarantena.”
“Già.”
“È solo che – ora che mi ci fa pensare – otto ore in più al giorno, per tutti questi giorni lontana dall’ufficio, sono davvero un sacco di ore che mi sarei persa con mia figlia. Non so se capisce cosa intendo.”
“Capisco, Doduck.”
“Poi è il delirio, e tutto il resto, siamo d’accordo. Ma esiste internet e sì, insomma, sarebbe un peccato perdersi – che ne so – la prima volta che la bimba si infila un calzino da sola, per l’obbligo di timbrare un cartellino e passare le giornate in un posto fisico deciso da altri. Nel 2020!”
“Chiaro.”
“A chi farà leggere questa intervista?”
“Beh, l’intervista a nessuno. Le risposte verranno rielaborate e inserite in maniera anonima in mezzo a quelle delle altre famiglie.”
“Ah.”
“Le conclusioni verranno poi presentate e messe a disposizione di aziende e enti che vorranno tenerne conto per orientarsi nella ripartenza.”
“Capisco. Tolga pure l’anonimato, allora, se possibile.”
“Come dice?”
“A questo punto preferirei lo scrivesse a caratteri cubitali facendo pure nomi e cognomi! Chissà che non possa servire a qualcosa…”
“Scrivere che?”
“Lo racconti chiaramente, a chi di dovere, che Doduck, tutto sommato, apprezza e consiglia lo smart working.”
“Ah, ecco.”
“E che l’intervistata ritiene pure che, dopo i mesi appena trascorsi, ritornare alle modalità antiquate e disumane di prima sarebbe da stolti, ottusi, insensibili e ignoranti!“
“Ehm,..”
“Ha registrato tutto?”

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