Pubblicato in: Portfolio

Quarantasettesimo giorno di prigionia.

Pilush non demorde dalla sua idea – in questa quarantena trascorsa nella casa in campagna dei Doduck genitori –  di darsi all’agricoltura.

Non sa però bene in che forma e – nel suo ingenuo entusiasmo da cittadino – alterna il desiderio di creare un orto, alla voglia di costruire un pollaio, al sogno di allestire un maneggio con sette cavalli, all’impellente necessità di metter su una vigna per vendemmiare.

Così si sveglia, ogni mattina, stra-propositivo e pronto a seguire le indicazioni della Doduck Mamma, padrona di casa, per mettersi a lavoro.

La Mamma, dal canto suo – incredula dall’avere finalmente a disposizione un aitante giovanotto pronto ad aiutarla – approfitta spudoratamente della volontà mista a indecisione di Pilush per incastrarlo nelle faccende contadine più improbabili.

Insomma, gli appioppa delle rogne assurde, spiegandogli che prima di fare qualsiasi cosa di più ardito, in campagna, deve partire dalle basi.

E così lui vorrebbe costruire case sugli alberi e lei lo mette a riordinare tutto il capanno degli attrezzi.

Lui vorrebbe creare piantagioni di pomodori e zucchine e lei lo mette a zappare la terra.

Lui vorrebbe salire su un trattore e andare a comandare. Lei lo obbliga, prima, a imbracciare il tosaerba e ripulire il giardino.

Oggi però, sarà che siamo qui da tre settimane, sarà stato il sole, sarà stata la Festa della Liberazione e la voglia di grigliata, lei ha pensato che fosse ormai pronto per superare il livello Principiante e lanciarsi in attività da vero esperto campagnolo.

L’ha dunque caricato a molla e spedito, ascia in spalla, nel boschetto dietro casa a recuperare un po’ di legna per il barbecue.

Neanche dieci minuti dopo, lui è tornato indietro, a mani vuote ma esaltato e con gli occhi che gli brillavano, gridando di aver scoperto che era esploso un albero. ‘Ché la chioma a terra e il cratere nel tronco parlavano chiaro! ‘Ché magari era stato un fulmine, ma più probabilmente un grande animale, che ne so, un cinghiale, o un orso!  Forse uno scontro fra grosse bestie feroci, insomma, qualcosa – o qualcuno – lo doveva aver urtato brutalmente fino a farlo brillare!

E la Mamma, la Mamma non ha impiegato più di trentina secondi per capire che non si potesse trattare di altro che di un albero caduto perché marcito alla base (niente mostri o eventi paranormali), e soprattutto che il ragazzo – nonostante le prime settimane di duro allenamento – fosse ancora chiaramente prematuro per concedergli una qualsivoglia ulteriore autonomia agreste.

 

Linus | Post Terms | Peanuts | Pagina 9

Pubblicato in: Portfolio

Venticinquesimo giorno di prigionia.

“Oh, Doduck! Non mi sembra vero…”

“Pilush?”

“Tutta questa aria, tutto questo verde, tutto questo cielo, questo prato, questi fiori!”

“Eggià. Bello, eh?”

“Tutta questa libertà!”

“Chiamala libertà. Ricordi perché siamo qui?”

“Lo so, lo so.”

“E soprattutto, siamo sempre in quarantena.

“Già.”

“Che poi, pensavo, chissà per quanto durerà ancora questa condizione…”

“È che a me questa campagna mette allegria.

“Ma come? Ma se dicevi che stavamo trovando la nostra dimensione in quel folle isolamento in una micro mansarda cittadina, e che non te ne saresti più voluto andare?”

“Lo so. Ma ora che sono qui, e vedo tutto questo spazio…”

“Sì?”

“Niente. Penso che passerei volentieri tutta la mia vita in campagna.”

“Ah, ecco.”

“Sai cosa credo?”

“Cosa, Pilush?”

“Che già che siamo bloccati qui a tempo indeterminato dovremmo sistemarci un po’.”

“Dici?”

“Ma sì, far finta che, questa in campagna, ora sia la nostra vita normale.”

“Disfare i bagagli?”

“Non solo.”

“E cosa allora?”

“Voglio costruire un recinto.”

“E poi?”

“Poi prenderò tre galline. E una capretta.”