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Un guaio non preventivato

Qui all’Azienda Ridens le cose funzionano in una maniera un po’ strana. E io non lo so se è normale e se poi tutte le altre aziende funzionano allo stesso modo, o magari anche peggio. So solo che qui va così.

Così come? È presto detto: con dei capi egocentrici che lottano ai piani alti per affermare la propria supremazia, e noi poveracci dei piani bassi – semplici manovali – che pure lottiamo, ma solo per fronteggiare le loro decisioni e non soccombere.

E i capi (che sono egocentrici sì, ma neanche troppo intelligenti) come principale, anzi, unico strumento di potere scelgono di utilizzare la comunicazione. O meglio, la non comunicazione. Prendono decisioni sopra le nostre teste, a prescindere dalle nostre vite e dal nostro operato qui. Organizzano ogni cosa nelle tenebre, per poi renderci partecipi del loro volere solo quando è troppo tardi. Si scambiano informazioni segretamente, fanno riunioni in cui dimenticano di invitarci, incontrano clienti fingendo sia stato per caso e poi tuonano su di noi, giocando a chi fa la voce più grossa.

Solo uno dei capi – ve lo dicevo – ha un barlume di lucidità e una vaga parvenza di persona seria. Si tratta di Capo Supremo che – come dice il nome – sarebbe anche il principale padrone di questo posto e potrebbe a sua volta tuonare sugli altri due se solo avesse più tempo a disposizione da passare in azienda, se Emil non gli mandasse in pappa il cervello (ma questa è tutta un’altra storia), e soprattutto se Capo Ridens e Capo2 non esercitassero anche su di lui il temibile potere dell’omertà,  la super forza del “non-raccontare-una-cippa”, nascondendogli pressoché tutto ciò che accade, soprattutto tutte quelle cose che invece, magari, sarebbe bene lui sapesse.

Ebbene, la sorte ha voluto che io mi trovassi nell’ultima settimana a passare circa dieci lunghissime ore di viaggio in macchina con Capo Supremo.

Non era preventivato, ma è successo. Il caso ha voluto inoltre che, durante il viaggio, Capo Supremo, chiacchierando del più e del meno, decidesse di chiedermi cosa stessi combinando in azienda nell’ultimo periodo. Anche questo, ovviamente (ne converrete con me), non era preventivato, né prevedibile. E non era preventivato né evitabile che io, con tutta l’innocenza di una povera apprendista, mi trovassi dunque in un pomeriggio di fine novembre, chiusa in una macchina, a raccontare di clienti con cui stiamo avendo a che fare, e di progetti, e di incontri che ci sono o non ci sono stati, al principale dei miei capi che – in modo, anche questo, del tutto non preventivato – rimaneva sbalordito perché non a conoscenza del 98 per cento di ciò che accade realmente nella sua azienda, alle sue spalle.

Così come non era preventivato che lui si arrabbiasse tanto.

Ho detto tanto?

Volevo dire tantissimo.

E non con me, figuriamoci. Con Capo Ridens e Capo2 che lo hanno tenuto all’oscuro di tutto, come se anche lui, il Supremo, fosse in realtà l’ultimo degli stagisti. Capi che sono stati convocati stamattina per sorbirsi una sfuriata di tutto punto.

E io non c’entro, o per lo meno non avrei potuto fare altrimenti, sarete d’accordo anche voi, no? Sarete d’accordo, dico, sul fatto che io mi sia trovata a raccontare tutto (ma proprio tutto) quello che ho effettivamente raccontato, completamente contro la mia volontà. Cosa avrei potuto fare? Lanciarmi dall’auto in corsa? Fingermi morta? (Sì, forse avrei dovuto tentare,..). Ma, insomma, se non ho avuto la prontezza di pensare a queste soluzioni e ho invece parlato (abbondantemente parlato), suppongo che nessuna corte potrebbe comunque osare condannarmi e che anche voi non possiate credere che io abbia davvero colpa in questa faccenda. O sbaglio?

Eppure non so perché, ma qualcosa ora mi dice di stare lontana dai piani alti, almeno per un po’…

 

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Autore:

Stagista a tempo pieno. Giura che non se lo meritava.

48 pensieri riguardo “Un guaio non preventivato

  1. Ma i Capi sono venduti a pacchetti di tre, come gli ovetti Kinder gli anni ’90? Anche i miei sono tre, di dubbia intelligenza. Comunque è sempre salutare stare lontani dai piani alti…
    (E sì, temo che funzioni così ovunque)

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  2. Mai letto la “Autodifesa di Palamede” scritta da Gorgia (ho immaginato il titolo, non sono sicuro che corrisponda)? L’ho vista recitare una volta in televisione ed è la dimostrazione di una tremenda verità: anche la più perfetta e razionale delle autodifese, di fronte al potere, cade. Senza essere così tragici: tu hai del tutto ragione, chi mai si ridurrebbe di rispondere a una domanda del capo, fosse anche per i motivi che hai descritto? Ma per un po’ direi di ascoltare la vocina che ti suggerisce le distanze di sicurezza…

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