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Quarantanovesimo giorno di prigionia.

Lunedì. La nuova settimana si è aperta con un’agenda ricca di videochiamate già fissate, presentazioni da ultimare e questioni lavorative da risolvere. Il tutto, da sommare al clima di incertezza nazionale lasciato dalle ultime decisioni del governo in merito alla Fase 2.

Insomma, un disastro.

Conscia che, viste le premesse, le possibilità di sopravvivenza generali (al virus, alle colleghe, all’accidia, alla vita) tendessero improvvisamente allo zero, stamattina ho deciso di sedermi a lavorare in giardino. ‘Chè se dobbiamo morire tutti, meglio farlo all’aria aperta.

Mi sono dunque allestita un bell’angolino: ho recuperato le poltroncine di plastica verde dal garage e attaccato le gambe al tavolino in coordinato. Ho trovato un vecchio ombrellone che ho sistemato al centro del tavolo, con la giusta inclinazione terra-cielo. Mi sono assicurata di avere una bottiglia d’acqua e una di succo di frutta tanto da garantirmi un approvvigionamento di liquidi adatto a coprire le successive mille ore di lavoro. Ho anche preso qualche biscotto dalla dispensa, così, come dispositivo di protezione individuale in emergenza.

Ho raggruppato pc portatile, agenda, calendario, cellulare, cuffie e trasformato quel tavolo verde da giardino in scrivania. Poi ho preso un cuscino per quella sedia che mi pareva effettivamente un po’ scomoda per fingersi poltrona da ufficio. In seguito ho recuperato anche il caricabatterie del pc, dimenticato in casa durante l’allestimento iniziale. Ho allora provato a collegare il pc alla presa di corrente posizionata sulla parete più vicina alla mia postazione ma mancava l’adattatore. Ho dunque cercato un adattatore nei ventimila cassetti del soggiorno della casa e dopo averne finalmente trovato uno che avesse la giusta dimensione e non sembrasse rotto, ho provato ad attaccare il cavo risultato però troppo corto. Così ho preso a spostare l’intera postazione, più volte, cercando di individuare la posizione adatta che consentisse di attaccare il pc alla corrente senza estendere troppo il cavo, ma anche di non finire contro luce e accecata, senza più possibilità di leggere nulla sullo schermo, ma anche di non rimanere in ombra e al freddo, ma anche di essere alla giusta distanza dall’ingresso in casa e dal bagno, ma anche nella giusta angolazione per buttare un occhio, all’occorrenza, all’altalena su cui avrebbe giocato Ciotti nelle ore pomeridiane.

Dopo lunghe modifiche e aggiustamenti, ho infine iniziato questa settimana e giornata lavorativa soddisfatta nella mia comoda postazione soleggiata che tutti mi hanno, effettivamente, invidiato, intravedendo alberi e nuvole alle mie spalle, in webcam. Ho staccato solo per un rapido pranzo e poi sono tornata all’opera per un lungo pomeriggio di incontri e appuntamenti virtuali dal mio ufficio en plein air.

Insomma, la trovata per svoltare questa prigionia, ne converrete.

Se non fosse che stasera, dopo queste dieci/dodici ore di ragionamenti al sole, mi ritrovo in stato semicomatoso, con gote rosse, brividi di freddo e la triste consapevolezza che non si possa, davvero e in nessun modo, provare a fregare la sorte.

 

Annotazione 2020-04-27 211552

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Ottavo giorno di prigionia.

Promemoria per la prossima volta che ti troverai in quarantena:

Fai in modo di trovarti a fare un lavoro che ti piace perché una volta chiusa in casa ci vorrà davvero tanta passione per portarlo avanti solo tramite lunghe telefonate e infinite videochiamate.

Fai in modo di aver già fatto fuori colleghi o capi odiosi. Sarà difficile provare a farlo da remoto.

Fai in modo di trovarti in una bella casa. Meglio se con giardino. O vista mare. La mansarda è bohémien e fa figo ma risulta davvero un po’ asfissiante sul lungo periodo.

Fai in modo che in casa ci siano le persone giuste. Dovrai passarci un sacco di tempo al giorno, per un sacco di giorni. Insomma, è una cosa che normalmente non vorresti fare neanche con te stesso.

Se ti dicono che si tratta solo di due settimane di chiusura, non crederci. Se no che si chiama quarantena a fare?

Fai in modo di avere la dispensa piena. Sia per il motivo di cui sopra, sia perché vivere ai tempi di una pandemia, a quanto pare, mette un sacco di fame.

Anche se non l’hai mai usato, compra subito del lievito di birra. Presto sentirai la necessità di impastare qualcosa e il magico panetto diventerà più introvabile delle mascherine antivirus.

Fai in modo di avere un promemoria sonoro, luminoso e lampeggiante a ricordarti le future scadenze. Per tutti – in quei giorni – sarà facile confondersi e perdere il senso del tempo (per tutti, tranne che per i vigili, ndr).

Non sottovalutare il potere delle pulizie. Che la serenità sia connessa a un ambiente salubre sembra una cavolata, invece non lo è.

Non sopravvalutare il potere dei flashmob. Uscire ogni ora in balcone a cantare a squarciagola con il vicinato sembra una cavolata, e spesso lo è.

Silenzia dal primo giorno le varie chat di gruppo. In particolare quella delle mamme del nido.

Fai in modo di avere una giusta scorta di carta igienica.

 

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