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Cinquantaquattresimo giorno di prigionia.

Ciotti è nata con un’unica bisnonna superstite.

Si tratta della nonna paterna di Pilush, che non frequentiamo spesso perché risiedente nel profondo Sud ma che ritroviamo almeno due o tre volte l’anno, solitamente durante i pranzi di festa, classicamente seguendo l’odore di polpette.

Grande massaia e mamma di quattro figli, la bisnonna ha vissuto tranquilla e serena, in semi-autonomia e a mente stra-lucida, fino alla settimana scorsa quando, a 98 anni e mezzo compiuti, le hanno diagnosticato una brutta malattia.

Beh, dopo aver vissuto per quasi un secolo, attraversando gioie, dolori, crisi, rinascite, addirittura una guerra mondiale, converrete che ci voglia parecchio impegno – quando ormai una pensa di essersela scampata – a ritrovarsi a quell’età, con quel male, e per giunta durante una pandemia mondiale.

A volte, però, il destino riesce a essere molto creativo.

Per mali di questo tipo, si sa, l’unico tentativo sarebbe finire sotto i ferri, soluzione però sconsigliabile se l’eventuale paziente sfiora, per età, i cento.

Ma la bisnonna non è una che sta troppo a scoraggiarsi, per fortuna. E neanche i quattro figli che, dopo un breve confronto a distanziamento sociale di sicurezza, qualche legittimo dubbio e un po’ di sana apprensione, hanno infine deciso che la mamma fosse effettivamente ancora giovane per darsi per vinta e che non restasse altro da fare che tentare l’operazione.

E così due giorni fa la bisnonna di Ciotti ha subìto una tosta operazione, per curare un brutto male, durante una pandemia mondiale, all’alba dei suoi novantanove anni.

Si è svegliata in ottima forma – dopo qualche ora di terapia intensiva – chiedendo al chirurgo, prima di tutto se potessero portarle delle nespole, e poi se fosse finalmente possibile rispedirla a casa, ora che non aveva più nulla da sbrigare in quell’ospedale.

E il medico, davvero, prima di dimetterla non ha potuto far altro che chiederle una foto – la stessa che oggi sta girando sui vari giornali locali – ‘ché non capita proprio tutti i giorni che certi pazienti si risveglino da certi tipi di operazioni.

E chiedendo della frutta, per giunta!

 

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Autore:

Stagista a tempo pieno. Giura che non se lo meritava.

9 pensieri riguardo “Cinquantaquattresimo giorno di prigionia.

  1. incredibile!! Hai davvero una bisnonna super! Queste storie ci fanno vedere con positività la vita, spesso ci preoccupiamo al minimo malanno, bisognerebbe pensare a donne simili ogni volta che qualcosa non va come dovrebbe. Della serie cento di questi anni! 😉

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