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Sessantanovesimo giorno di prigionia.

Il Doduck Zio ci ha raggiunti all’alba per ogni giorno da una settimana, ovvero da quando Pilush – sulla scia dell’entusiasmo di una quarantena in campagna che lo aveva già portato all’allestimento di un orto – non aveva annunciato di voler prendere a costruire un pollaio senza sapere neanche come tenere in mano una pala e l’uomo, mosso da pietà, si era offerto di aiutarlo.

I due hanno lavorato assiduamente per ore e ore, hanno ripulito la zona, estirpato erbacce, spostato massi, hanno costruito la recinzione, hanno ammucchiato assi, montato una porta, piantato viti, misurato, segato, piallato, martellato senza sosta.

Oggi, poi, lo zio non si è presentato.

Un po’ – probabilmente – perché il lavoro può ritenersi ormai quasi ultimato, un po’ perché si sa come vanno queste somme creazioni: al settimo giorno ci si riposa da tradizione.

Ma Pilush, che è perfezionista per natura, all’alba si è recato comunque sul posto iniziando a fare valutazioni e a ragionare su cosa ci fosse ancora, a suo parere, di urgentissimo da sistemare.

Ha così avuto la brillante idea che l’intera area potesse essere piastrellata approfittando di mattonelle residue da recenti ristrutturazioni, recuperabili in garage. Un lavoraccio che lui avrebbe compiuto volentieri: per le sue future gallinelle questo e altro! Certo, se avesse avuto ancora per un giorno il suo fedele aiutante…

Dev’essere stato mettendo insieme questi due pensieri, aiutante + lavoraccio, che gli è venuta la brillante idea di tirarmi giù dal letto per costringermi a fare la mia parte.

E niente, scrivo ora queste brevi righe con le poche forze che mi rimangono dopo ore passate a sollevare pacchi con i preziosi mattoncini multicolore, e a spostare carriole di ceramica, e ad allineare quel precario pavimento fra la terra e i sassi, e a discutere con Pilush su quanto il prodotto finale composto da scarti dalle forme e tonalità così diverse, assemblate in modo così creativo dalla sottoscritta, poco rendesse giustizia allo splendido lavoro fatto dal ragazzo fin qui.

Ingrato ragazzo.

Perle ai porci, mi verrebbe da dire. Se solo non rischiassi di fargli venir voglia, come prossimo progetto contadino, di prendere dei maiali.

 

 

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Sessantacinquesimo giorno di prigionia.

Tutto pareva funzionare bene. Nella quarantena a casa dei Doduck Genitori, intendo.

Sì, insomma, siamo arrivati qui un po’ titubanti in un giorno di inizio aprile, dopo aver lasciato rapidamente la nostra mansarda di Lavorandia, in piena pandemia.

Abbiamo presto dovuto ridefinire abitudini e priorità iniziando a condividere la quotidianità in un posto diverso, con due persone in più, e dovendoci adattare a orari, bisogni e ritmi al cardiopalma.

Abbiamo discusso e creduto, a volte, di non farcela.

Presto abbiamo però trovato un nuovo equilibrio e raggiunto una dimensione quasi idilliaca fatta di contatto con la natura, giochi all’aria aperta, caldi bagnetti, intraprendenti progetti bucolici, grandi abbuffate.

Queste ultime, in particolar modo, rappresentano per la sottoscritta il principale motivo di gioia di queste giornate, e dell’intera esistenza, se vogliamo. Lasciando infatti agli altri il piacere del lavoro all’aperto io sto approfittando, in questa quarantena, di ogni momento libero da videochiamate, incombenze e lavoro, per sfogarmi impastando, sfornando, cucinando e preparando dolci, salati, e prelibatezze.

È proprio grazie a questa mia estrema passione, e al grande aiuto di Ciotti sempre pronta a mettere le mani in pasta, e anche a Pilush, spesso creativo ai fornelli come nella vita, e alla Doduck Mamma che pure è chef mancata e che allestisce banchetti anche solo aprendo la dispensa o il congelatore sempre colmi, non c’è giorno qui che non inizi e finisca con una grande mangiata! Quale miglior modo di vivere la vita!

Tutto pareva funzionare benissimo, vi dicevo, per l’appunto.

Fin quando oggi a pranzo, mentre eravamo tutti concentrati a saccheggiare l’ennesima tavolata imbandita, Pilush  – con espressione davvero grave – non ha preso a confidarci un suo malessere dovuto al fatto di credere di non riuscire a smaltire tutto quel cibo ingerito quotidianamente.

Sostiene, lo stolto, che nessuno al mondo – a dire il vero – sarebbe in grado di consumare tutta la roba che abbiamo preso a preparare quotidianamente in questo nostro assetto quarantenistico.

Dice che si trova a mangiare talmente tanto, in questi giorni, che neppure tutte le energie spese a lavorare il suo orto o nella costruzione del suo pollaio riescono a compensare l’immane apporto di calorie quotidiano e che, in poche parole, se andrà avanti così ingrasserà fino a raggiungere un punto di non ritorno.

Io, figurarsi, ho continuato a masticare credendo fosse una delle sue tante riflessioni sulla vita che poi non portano comunque mai niente.

Lui, però, lui ha insistito così tanto col dire che la cucina che gli proponiamo è troppo gustosa, e condita, e abbondante e a pregarci di non presentargli più nessuna pietanza per aiutarlo a non cadere in tentazione, che – a un certo punto – la Doduck Mamma (che pure a chili non scherza!) ha colto la palla al balzo proponendo di cominciare, da domani, una dieta ferrea ed estesa a tutta la famiglia.

Che se poi pensiamo che lei e Pilush si sono subito trovati d’accordo ed entusiasti all’idea di perdere peso in vista dell’estate, e che nonno e nipotina sono esclusi dalla proposta perché fisicamente inadatti a un regime alimentare imposto, l’unica della famiglia a rimanere fregata in questo folle digiuno sarò io.

 

Quante calorie ci sono in un biscotto offerto da un'amica ...

 

 

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Sessantaduesimo giorno di prigionia.

Tutti i parenti della Doduck Famiglia vivono sparsi per la penisola. Gli unici congiunti che abbiamo in regione sono uno zio e una zia che abitano nello stesso paese dei Doduck Genitori e che oggi, dopo tempo, ci hanno raggiunto a casa per pranzo.

Abbiamo chiacchierato un po’ su come andasse la situazione, su quanto fosse cresciuta Ciotti in questi mesi, su quanto sia difficile ancora uscire di casa per incontrarsi, su quanto ci si senta quasi un po’ in colpa, pur essendo parenti e in numero esiguo, a unirsi anche solo per un pranzo della domenica come tanti ne abbiamo fatti in passato.

Poi, parlando del più e del meno, è venuto fuori che Pilush ha terminato il suo allestimento dell’orto e che da domani si dedicherà alla costruzione di un pollaio che ospiterà forse gallinelle, pulcini, e un gallo che ci svegli cantando ogni mattina.

Proverà a sistemare alla meglio un vecchio recinto che ospitava in passato due cani, dovrà aggiustare la recinzione e ripulirlo dalle sterpaglie. Dovrà poi creare un posto riparato in cui poter chiudere gli animali per la notte e fare in modo che, in generale, possa diventare un luogo sicuro e irraggiungibile da volpi, topi, cinghiali, tassi.

Dovrà montare un cancelletto e un sistema di distribuzione mangime. Dovrà poi, a tutti gli effetti, reperire il pollame e orientarsi fra razze varie, e prezzi, e colori e età diverse.

Andrà probabilmente dal contadino che vive a fianco alla casa della Doduck Mamma a chiedere qualche dritta, o al negozio di animali più vicino, sperando che il titolare sia clemente e non approfitti della sua assoluta ignoranza in materia.

Poi porterà a casa gli animali e allora inizierà il bello, visto che Pilush, davvero, non ha la minima idea di come funzioni un pollaio (e visto che in ambito animale, anche la Doduck Mamma, non ha la medesima competenza che vanta in quello vegetale).

Gli zii – che pure abitano in campagna – hanno ascoltato attenti, risposto a qualche domanda, terminato il pasto e salutato come chi sa che magari passerà ancora tempo prima di incontrarsi di nuovo.

E Pilush pure, cosciente che da domani sarà solo – lui, le sue bestie, i suoi dubbi da neocontadino di città – e che chissà quando potrà avere a disposizione pareri non dico esperti, ma sicuramente amichevoli al riguardo, continuava a chiedere se fosse meglio issare la rete in uno o nell’altro modo, e di quale tipo di mangime fosse il caso di rifornirsi mentre accompagnava quei portatori di sapere alla porta.

È solo una volta salito in macchina che lo zio, provando evidentemente una certa estrema compassione per quell’inesperto nipote acquisito che si sta inconsciamente buttando in una missione vertiginosa, senza paracadute, ha abbassato il finestrino e annunciato che domani mattina sarà di nuovo qui. Che se pollaio dev’essere, allora lo aiuterà!

Capirete con quale gioia Pilush, l’entusiasta, abbia accolto questa dichiarazione dettata, senz’altro, non da sfiducia ma da desiderio di prendere parte alla stessa avventura.

“Allora ti aspetto domani mattina alle 9!”, ha dunque concluso sorridente il giovane.

Sarò qui domani mattina alle 6.” ha precisato deciso il vecchio “e voglio trovarti già all’opera”.

 

Peanuts 2013 giugno 6 - Il Post

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Cinquantanovesimo giorno di prigionia.

“Basta, Doduck. È deciso!”

“Cosa, Pilush?”

Oggi mi raserò a zero!

“Noo, Pilush. Ti prego!”

“Non ci provare, Doduck, non riuscirai a dissuadermi. Non più!”

“E che ne sarà del progetto Piero Pelù?”

“Andato. Non mi arrivano ancora al collo e sono già troppo lunghi. Non li sopporto più!”

“Ma anche Mattarella,…”

“Aah, Doduck. Non attaccare con la storia del Presidente che non va dal barbiere. Ormai ho deciso, ti ho detto. Passami il tagliacapelli!”

“Eddai, Pilush, ti supplico! Non fare gesti avventati che possano compromettere per sempre il tuo fascino! Troviamo una soluzione.”

“Ma quale soluzione, Doduck! I parrucchieri non riapriranno prima di giugno. Non c’è alternativa all’inesorabile rasoio elettrico.”

“Oh sì che c’è, Pilush. Accomodati un attimo qui!

“Che hai in mente, Doduck?”

“Aspettami qui, ti dico!”

“Ma che…? Doduck? DODUCK?! Da dove spuntano quelle forbici? Che vuoi fare?”

“Oh, niente, Pilush. Siediti tranquillo. Ci penso io.”

“Eddai, Doduck, mollami. Prendi il tagliacapelli e non pensiamoci più.”

“Aspetta, fammi dare giusto un taglio qui. E uno qui.”

“Ma così sembro un chirichetto!”

“Aspetta un attimo…taglio un poco qui, e ancora qui.”

“Ma non fare tagli netti così, dai! Prova almeno a scalare qualcosa.”

“E come si fa?”

“Ma che ne so, gira le forbici, cambia direzione.”

“Uhm. Mmm….”

“Che stai facendo là sopra?”

“Non preoccuparti, Pilush. Fidati di me!

“Posso almeno specchiarmi mentre combini questo disastro?”

“Ma no, ti guarderai quando avrò concluso l’opera!”

“Aiuto.”

“Ecco, sento di averci già preso la mano, guarda come vado liscia! Zac!”

“Doduck…”

“Una sistematina qui vicino, zac! Sai come si chiama questo movimento? Sforbiciata alla Van Gogh…

“Ehi! Attenta! L’orecchio!!”

“Ecco, appunto! Eh eh!”

“Doduck, ma sei impazzita?”

“Suvvia, ancora un po’ di pazienza Pilush. Ho quasi ultimato il mio capolavoro.”

“E queste basette?”

Queste che?”

“Le basette, devi accorciarle!”.

“Ah, già, le basette! Ecco qui!”

“Santo cielo, Doduck. Fai attenzione!”

“Ancora una spuntatina qui, e qui. Zac!”

“Ti manca molto?”

“Aspetta, ci sono quasi. La parte dietro la faccio veloce, tanto in videochiamata nessuno la vedrà.

“Ma ho ancora una vita offline, Doduck! Mannaggia!”

“Ecco, ecco, ho quasi finito. Zac, zac, zac…”

“Doduck!”

“Et voilà! Fatto!!”

“Meno male. Passami lo specchio!”

“A lei, monsieur. Ammiri, ammiri pure l’opera d’arte.”

Oh. Mio. Dio.

“Lo so, stavolta ho proprio superato me stes…”

“Doduck! PASSAMI QUEL TAGLIACAPELLI!!”

Pin su Peanuts in italiano

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Quarantasettesimo giorno di prigionia.

Pilush non demorde dalla sua idea – in questa quarantena trascorsa nella casa in campagna dei Doduck genitori –  di darsi all’agricoltura.

Non sa però bene in che forma e – nel suo ingenuo entusiasmo da cittadino – alterna il desiderio di creare un orto, alla voglia di costruire un pollaio, al sogno di allestire un maneggio con sette cavalli, all’impellente necessità di metter su una vigna per vendemmiare.

Così si sveglia, ogni mattina, stra-propositivo e pronto a seguire le indicazioni della Doduck Mamma, padrona di casa, per mettersi a lavoro.

La Mamma, dal canto suo – incredula dall’avere finalmente a disposizione un aitante giovanotto pronto ad aiutarla – approfitta spudoratamente della volontà mista a indecisione di Pilush per incastrarlo nelle faccende contadine più improbabili.

Insomma, gli appioppa delle rogne assurde, spiegandogli che prima di fare qualsiasi cosa di più ardito, in campagna, deve partire dalle basi.

E così lui vorrebbe costruire case sugli alberi e lei lo mette a riordinare tutto il capanno degli attrezzi.

Lui vorrebbe creare piantagioni di pomodori e zucchine e lei lo mette a zappare la terra.

Lui vorrebbe salire su un trattore e andare a comandare. Lei lo obbliga, prima, a imbracciare il tosaerba e ripulire il giardino.

Oggi però, sarà che siamo qui da tre settimane, sarà stato il sole, sarà stata la Festa della Liberazione e la voglia di grigliata, lei ha pensato che fosse ormai pronto per superare il livello Principiante e lanciarsi in attività da vero esperto campagnolo.

L’ha dunque caricato a molla e spedito, ascia in spalla, nel boschetto dietro casa a recuperare un po’ di legna per il barbecue.

Neanche dieci minuti dopo, lui è tornato indietro, a mani vuote ma esaltato e con gli occhi che gli brillavano, gridando di aver scoperto che era esploso un albero. ‘Ché la chioma a terra e il cratere nel tronco parlavano chiaro! ‘Ché magari era stato un fulmine, ma più probabilmente un grande animale, che ne so, un cinghiale, o un orso!  Forse uno scontro fra grosse bestie feroci, insomma, qualcosa – o qualcuno – lo doveva aver urtato brutalmente fino a farlo brillare!

E la Mamma, la Mamma non ha impiegato più di trentina secondi per capire che non si potesse trattare di altro che di un albero caduto perché marcito alla base (niente mostri o eventi paranormali), e soprattutto che il ragazzo – nonostante le prime settimane di duro allenamento – fosse ancora chiaramente prematuro per concedergli una qualsivoglia ulteriore autonomia agreste.

 

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